Dopo i rilievi che evidenziano i ritardi sullo stato di attuazione del Recovery Plan, il ministro degli Affari europei ribadisce che il controllo sui progetti italiani spetta solo a Bruxelles
Lo schema è ormai consolidato: a ogni nuova delibera della Corte dei conti sullo stato di attuazione del Pnrr, il governo risponde con irritazione, screditando e delegittimando il lavoro dell’organo di viale Mazzini. E se prima ci si fermava alle parole, ora serpeggia l’ipotesi di passare ai fatti: ridimensionando le funzioni della Corte e sottraendole la facoltà di pronunciarsi sui progetti del Recovery Plan.Il malumore da parte del ministero degli Affari europei e soprattutto del suo titolare, Raffaele Fitto, era già emerso ai tempi della lunga relazione di fine marzo, con la prima certificazione dei ritardi italiani sul programma europeo. Si è poi riproposto a inizio mese, con un nuovo documento della Corte sulla quarta rata di giugno. E ora, con l’ultima delibera diffusa lo scorso venerdì, il rapporto fra il governo e l’organo di viale Mazzini sembra essersi fatto ancora più teso.
La Corte ha infatti nuovamente fatto il punto sullo stato dell’arte dei progetti previsti dal Recovery Plan, tenendo anche in considerazione che la terza rata (prevista inizialmente per la fine di marzo e poi rinviata di un altro mese) non è stata ancora erogata, con 300-400 milioni che ballano e rischiano di essere temporaneamente congelati….
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