“La bici, così come pedalo io, in maniera non violenta, quasi zen, regala benessere all’anima e al corpo. Esco di casa, raggiungo i navigli e lì trovo silenzio, tranquillità, profondità”. I ricordi, le pedalate, i Giri d’Italia di uno chef in bicicletta
Il primo amore è stato il pallone da calcio: “A 16 anni giocavo in C2, poi un infortunio mi ha tolto dai campi e messo sulla strada. A ripensarci, forse è stata la mia fortuna”. Perché il secondo amore è stato la bici da strada: “La bici, così come pedalo io, in maniera non violenta, quasi zen, regala benessere all’anima e al corpo. Esco di casa, raggiungo i navigli e lì trovo silenzio, tranquillità, profondità. E natura. La bici è divertimento, piacere, allegria. E’ spensieratezza, leggerezza, serenità. E’ anche concentrazione, attenzione, ispirazione. E poi riflessione, scarico, ricarica. In una sola parola: la felicità”.Oldani. Non Stefano Oldani, il corridore milanese della Alpecin-Deceuninck, ma Davide Oldani, lo chef stellato di D’O nel Milanese, a San Pietro all’Olmo. Il suo Giro d’Italia è davanti alla tv e nella memoria, nei luoghi e nei sapori, nei piatti e nei profumi. “Mio padre mi raccontava di Gino Bartali e Fausto Coppi, la tv mi ha trasmesso Felice Gimondi e Eddy Merckx, la passione mi ha portato a Francesco Moser e Beppe Saronni, che poi ho conosciuto, e di Moser ho bevuto perfino i suoi vini trentini. Ho conosciuto anche Davide Cassani,…
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