Chiarito il disaccordo nei confronti dei manifestanti per non aver lasciato parlare la ministra, la controparte non deve farla tanto lunga: ciò che è avvenuto a Torino è una delle cose più normali che possano succedere in democrazia
C’è un tempo per la protesta, e un tempo per la proposta. Ora siamo evidentemente in un tempo supplementare: si protesta per le proteste. Più inutili delle contestazioni al ministro Roccella al Salone del Libro di Torino (e ce ne voleva) sono state le contestazioni ai contestatori; con l’ennesima, stucchevole e italianissima gara a darsi del fascista a vicenda – in Italia “fascista” è un insulto talmente svuotato di significato che persino i fascisti lo usano per insultare chi non la pensa come loro. Chiarisco subito la mia posizione: come una celebre scritta post-sessantottina, io “sono marxista, tendenza Groucho”. Il quale – Groucho Marx, dico – nel film “Horse Feathers” (in Italia con il titolo “I Fratelli Marx al College”) canta i programmatici versi “Whatever It Is, I’m Against It”, di qualunque cosa si tratti, io sono contrario. Così per me: sono contrario alle idee e all’operato del ministro Roccella, ma sono altresì contrariato nel vedere un dissenso così importante come quello in difesa del diritto all’aborto e delle legge 194 manifestato in modo grossolano e inutile, se non addirittura controproducente. Bisogna sempre lasciar parlare i ProLife, in quanto sono…
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