Il Parlamento Europeo sta per esaminare la petizione di 1,2 milioni di cittadini che chiedono lo stop alle cavie per la scienza. I ricercatori: “Eliminare i test per i nuovi farmaci è impossibile. Ma con le tecniche di oggi sostituiamo gli animali in molte situazioni”
MILANO – Un ronzio. Da un ago esce un filamento di gelatina. “Pochi secondi, e questa stampante 3D crea un modello di linfonodo di 5 millimetri. Vi aggiungiamo cellule di leucemia, poi farmaci”. In laboratorio diventa così possibile mimare la battaglia dell’organismo umano contro un tumore. Cristina Scielzo, responsabile dell’unità di ricerca su leucemie e modelli 3D al San Raffaele di Milano, stima: “Quando la tecnica sarà a punto, studieremo l’efficacia dei nuovi farmaci sul nostro organo stampato, probabilmente dimezzando le cavie necessarie”.
Stampante 3D al San Raffaele
Da un lato infatti c’è la ricerca di terapie sempre più aggiornate ed efficaci. Dall’altro l’esigenza di risparmiare gli animali usati come cavie. Il loro numero diminuisce con gli anni, ma non quanto vorremmo. In Italia erano 777mila nel 2010 e 553mila nel 2018, ultimo anno con dati ufficiali, tra invertebrati, pesci e roditori. In Europa si è passati dagli 8,8 milioni del 2018 ai 7,9 milioni del 2020 (meno 10%). Il 70% sono topi. Mai come oggi però alla scienza si sta chiedendo di ridurre o…
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