Per provare a combattere l’ansia da intelligenza artificiale e da imminente fine del mondo, sono andato a rivedermi che fine hanno fatto quelli che un anno e mezzo fa dicevano che saremmo finiti tutti nel metaverso. Non penso soltanto a Mark Zuckerberg, che allora cambiò addirittura nome alla sua azienda per indicarci la retta via; e nemmeno alle migliaia di persone che su LinkedIn nel giro di una notte passarono da esperti di smart city o innovation manager ad analisti del metaverso (probabilmente sono gli stessi che oggi sono diventati maestri di intelligenza artificiale generativa). No, quelli che oggi mi piacerebbe incontrare sono quelli che nel metaverso si sono comprati casa.
La realtà virtuale fa schifo?
Ora magari non ce lo ricordiamo, ma solo un anno fa si contavano nel mondo molte decine di cosiddetti metaversi, cioé mondi paralleli in cui entrare con un apposito visore o in molti casi anche senza, dal computer di casa. Entrare dove? In mondi paralleli appunto, come quelli dei videogiochi, oppure in copie digitali del nostro mondo ancora vergini però, da colonizzare. “È come sbarcare a New York all’inizio dell’800” disse qualcuno con entusiasmo. È partito così un bizzarro mercato immobiliare per accaparrarsi terreni o case…
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