Detto fatto. Il solerte Garante per la privacy italiano mette il bavaglio a ChatGPT e così, primo al mondo per finissima sensibilità tecnologica e istantanea reattività giuridica, risponde al grido di allarme di Elon Musk e degli altri firmatari della lettera-appello a imporre, se necessario per via legale, una moratoria allo sviluppo delle nuove piattaforme di intelligenza artificiale generativa, come appunto ChatGPT e GPT-4. Come si permettono, questi pretenziosi e arroganti algoritmi sperimentali, di non predisporre l’apposito modulo informativo sulla tutela dei dati personali, da controfirmare preferibilmente in duplice copia cartacea e da conservare per dieci anni in archivio, per eventuali doverose ispezioni? ChatGPT è arrivata in pochi mesi ad avere circa 13 milioni di utenti medi giornalieri, che ci vorrà mai?
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