È un inverno molto diverso da come Vladimir Putin se l’immaginava dopo il taglio delle forniture di gas deciso in seguito all’appoggio europeo all’Ucraina. L’Europa non è al freddo, gli stoccaggi sono pieni e il prezzo del gas è sceso attorno a 55 euro/MWh, il livello più basso da settembre 2021 (molto prima dell’invasione russa). È andata molto diversamente anche rispetto ai timori peggiori dell’Unione europea, che ha passato mesi a discutere animosamente sul price cap che infine è stato fissato a un livello 180 euro/MWh, che è oltre il triplo dell’attuale prezzo di mercato. La strategia del Cremlino di usare il metano come un’arma per ricattare l’Europa, colpire la sua economia, dividerla e infine costringerla ad abbandonare l’Ucraina non ha funzionato. Non solo. Si è ritorta contro lo stratega. Perché dopo una prima fase in cui l’esplosione dei prezzi ha più che compensato la contrazione dei volumi esportati, le entrate di Mosca stanno scendendo clamorosamente.
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