Era l’estate del 2011, Ben Alì era fuggito da poco dalla Tunisia, lasciando il paese in uno stato di incredula felicità, speranza e caos. Mi trovavo in quei luoghi per seguire la storia di alcuni migranti e un giorno capitai casualmente a Zarzis, un villaggio di una manciata di case che, a cicli regolari, si sovraffolla di gente pronta a partire, accalcata sui barconi pericolanti ormeggiati nel porto, in direzione dell’Europa.
Camminando per le stradine di questo villaggio, dove il mare fa da musica di sottofondo a qualsiasi ora del giorno e della notte, m’imbattei in un…
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