Qui, a una pressione che, se perduta, in una frazione di secondo renderebbe amorfo il tessuto di un essere umano, qui ho avuto il privilegio di sedermi e cercare di cristallizzare qualcosa di valore”. Così scriveva il naturalista, ecologo e avventuriero William Beebe. Il qui è la batisfera con cui nel 1934, nelle acque circostanti l’sola di Bermuda, raggiunse la profondità di 3.000 piedi, circa mille metri. All’interno della batisfera la pressione era mantenuta al valore di quella a livello del mare. Se qualcosa fosse andato storto la pressione avrebbe fatto implodere la batisfera. I tessuti dei corpi degli esseri umani all’interno sarebbero stati resi “amorfi”. L’aggettivo più di ogni altro riesce a rendere l’immagine di un corpo sottoposto a una pressione che a mille metri corrisponde a circa 100 kg per centimetro quadrato: diviene una massa informe, quasi fango. Già da quell’aggettivo, capace di suscitare una tale immagine, emerge la capacità di Beebe di “cristallizzare qualcosa di valore”, quando “ci si addentra in nuove dimensioni”.
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