Regina di un regno non glorioso, restò impeccabile per 25 mila giorni. Oggi sarà ricordata senza commemorazioni pubbliche. Passati i clamori del funerale in mondovisione e del cordoglio globale, si può tentare un bilancio più distaccato del suo regno
Oggi è un anno esatto dalla morte di Elisabetta II, Regina del Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e dei suoi altri reami e territori, Capo del Commonwealth, Difensore della Fede, più un’altra paginata di titoli. Non è prevista alcuna commemorazione, almeno pubblica. In casa Windsor non usa. Certo, il 14 dicembre fu a lungo soprannominato “il giorno del mausoleo”, perché Vittoria, nella data della morte dell’adorato Alberto, obbligava tutti gli innumerevoli figli e nipoti a estenuanti pellegrinaggi sulla di lui tomba. Ma, appunto, si trattava, e si tratta, di riti privati. E del resto “le Roi est mort, vive le Roi”: la continuità della monarchia non si interrompe mai, il suo corpo mistico non muore, e Carlo è diventato Re non quando è stato proclamato o incoronato, ma nel momento stesso in cui è spirata sua madre.
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