Sul caso della Corte dei conti tedesca a Palazzo Chigi volevano allestire un’invettiva contro Scholz. I consiglieri diplomatici però suggeriscono cautela: “Rischia di essere un autogoal”. La fermezza della Commissione sulle spese eccezionali. E i conti della legge di Bilancio che non tornano: il deficit in aumento e la crescita cala
Il colpo era già in canna. I social media manager già allertati: “Pronti a postare”. Poi, quasi per scrupolo, una verifica con gli uffici diplomatici, una telefonata con gli sherpa a Bruxelles, un consulto con la Commissione europea. Ed è lì che l’urlo s’è un po’ strozzato in gola a chi, a Palazzo Chigi, nel sancta sanctorum del melonismo, pregustava il pernacchio alla Germania. “Quelli che ci fanno le pulci sui conti, poi i conti li taroccano”, commentavano, non a caso, deputati di FdI di ritorno dalle vacanze. Dunque che si fa, si dà l’ordine di fare fuoco su Olaf Scholz? No. Perché proprio da Bruxelles, da chi sta seguendo le trattative sul Patto di stabilità, viene raccomandata prudenza: sollevare strumentalmente il caso dei fondi speciali tedeschi fuori bilancio rischia di complicare le già proibitive ambizioni del Mef di ottenere concessioni nel negoziato sui nuovi vincoli fiscali.
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