Due indizi sono una coincidenza, e tre indizi magari non fanno una prova; ma al terzo calcione in due giorni che Beppe Sala si becca negli stinchi, qualche evidenza toccherà pure ammetterla. Beppe Sala, ça va sans dire, è qui usato come nome eponimo, collettivo, per indicare la ex Milano “place to be”, la ex Milano luccicante e glam, che da qualche tempo perde smalto e guadagna invece badilate di fango nell’opinione pubblica. Nell’ordine: al pilota della Ferrari Carlos Sainz dei giovinastri hanno scippato un Rolex da mezzo milione, e la figuraccia della (in)sicurezza meneghina ha fatto un giro di pista mondiale. Due: un mostro della comunicazione giovanil-social come Bobo Vieri ha sbroccato, dimostrando per tabulas come ormai a Milano, se ti siedi a un tavolino, rischi di venire derubato: è capitato anche al mitico bomber. Da ultima, la moglie del calciatore Stefano Sensi ha esternato: Milano è “una città indegna e insicura, ho paura di crescere qui i miei figli”. E questo, in tre soli giorni, è il dorato mondo dello sport milionario, è la Milano percepita da chi si muove tra bei quartieri e bei negozi e begli alberghi: qualcuno dirà che sono fisime da “ricchi & fortunati”, da insofferenti che non sanno nulla del mondo reale (e giù piagnistei da moralisti-pauperisti su tutti i giornali).
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